Pianosa, l’isola del diavolo, arcipelago toscano

Una gita all’isola di Pianosa
Pianosa, conosciuta anticamente col nome di Planasia “isola piatta”poiché la massima elevazione raggiunge 29 metri,  fa parte del Parco dell’Arcipelago toscano
Si parte da Marina di Campo con una comoda motobarca e dopo una mezz’ora di navigazione si sbarca a Pianosa. Durante la minicrociera vengono molto spesso avvistati branchi di delfini che si esibiscono in spettacolari evoluzioni!
Non è permesso visitare l’isola autonomamente e quindi saremo condotti da una guida ambientale. E’ necessario tenere un comportamento  rispettoso del patrimonio ambientale.
Cominciamo a visitare la parte archeologica dell’isola, abitata sin dall’epoca preistorica; le più antiche tracce di presenza umana sono attribuibili al Paleolitico superiore. Sono stati ritrovati anche manufatti e sepolture di popolazioni appartenenti al Mesolitico e al Neolitico, epoca a cui si data anche l’insediamento attestato sul piccolo isolotto detto la Scola.
L’’isola,  chiamata Planasia dagli antichi romani, era utilizzata come luogo di deportazione. Anche  Agrippa Postumo, nipote ed ex-erede di Augusto rimase sull’isola fino al 14, anno in cui fu giustiziato. Fra le costruzioni d’epoca antica sono visibili, fra gli altri, i ruderi di una villa romana e un sistema di catacombe scavato su due livelli. La villa romana, parzialmente conservata, è conosciuta appunto col nome di Villa di Agrippa o Bagni di Agrippa, dal nome del nipote di Augusto. Oggi  è possibile visitare il teatro e il peristilio. Le strutture furono edificate sul piano roccioso di un tratto della costa orientale, di fronte al mare, con intento chiaramente scenografico.

Ai piedi della villa si trovano in mare le strutture semisommerse della peschiera, ove si allevavano specie pregiate di pesce per il consumo del Dominus. Altre strutture relative a peschiere si trovano racchiuse dal porticciolo moderno.
Nei secoli successivi l’isola  fu ripetutamente abitata ed abbandonata.

 Il Granducato di Toscana vi istituì  la “colonia penale agricola della Pianosa”, in cui venivano reclusi i condannati al carcere. Quasi tutti si occupavano della coltivazione dei campi. Da qui l’appellativo di “isola del diavolo” per le condizioni particolarmente dure di detenzione.
Nel 1932 anche il futuro  Presidente della Repubblica, Sandro Pertini vi fu rinchiuso per motivi politici.
Negli anni ’80 venne  creata una sezione di massima sicurezza per i detenuti condannati per mafia. Nel 1998 il carcere venne  chiuso definitivamente e restituito agli usi civili.
 Purtroppo da quella data  il paese  è diventata un paese fantasma, visitabile  unicamente da aprile ad ottobre in gruppi organizzati. Pianosa è’ pressoché disabitata se si escludono alcuni carabinieri e due o tre reclusi in regime di semilibertà. E’ possibile quindi visitarla, ma non pernottarci: a fine giornata bisogna far ritorno all’Elba. 

Sono ammessi solo 250 visitatori al giorno, per preservare  il turismo sostenibile e la fruizione controllata del territorio. La balneazione è consentita solo nella spiaggia più vicina al paese.

Attraversiamo una tipica macchia mediterranea che ricopre l’isola con predominanza delle specie amanti dei suoli calcare: vi abbondano il lentisco, il rosmarino, il ginepro fenicio, i cisti, gli olivastri e lo spazzaforno, raro arbusto amante dei terreni poveri e rocciosi. Tanti anche  i pini d’Aleppo introdotti con rimboschimenti del  XX secolo.

La fauna pianosina è rappresenta da piccoli mammiferi quali roditori, ricci di macchia e lepri selvatiche. Abbondante è l’avifauna stanziale e migratrice. Abbondano i fagiani e la pernice rossa. Lungo le coste nidificano le berte ed il gabbiano corso.
 Nel raggio di un miglio tutto intorno all’isola è vietata la navigazione e la pesca.
Naturalmente tutte queste limitazioni hanno preservato un  ambiente marino rigoglioso di vita e di colori, le praterie di Posidonia oceanica (le piante che costituiscono “il polmone del Mediterraneo”) sono molto vaste ed integre ed offrono un riparo sicuro a tantissime specie.
Vivono in quei mari il pesce ago, la salpa, molti dentici, triglie, saraghi, murene, aragoste, cicale,  ricciole e grosse cernie,  le giudole, gli scorfani le mendole e, fra i crostacei il granchio corridore e il favollo pattugliano in gran numero le coste rocciose.
A  Maggio le  granseole raggiungono questi bassi fondi per la riproduzione.
Facciamo un piacevole pranzo o spuntino  presso il  punto ristoro  gestito da una cooperativa sociale,  la San Giacomo, che si occupa del reinserimento sociale dei detenuti in semilibertà e approfittiamo per approfondire le problematiche legate a questo difficile argomento direttamente con i carcerati in rieducazione.

Una bella passeggiata a  Cala Giovanna dove è possibile fare il bagno, si rinvengono, spiaggiati, i gusci dei molluschi che vivono nell’antistante zona sommersa. Comuni o abbondanti nel mare pianosino sono anche altri pesci, fra cui le giudole, gli scorfani le mendole e, fra i crostacei il granchio corridore e il favollo pattugliano in gran numero le coste rocciose.

E’ abbastanza comune osservare i delfini, mentre molto più rari, purtroppo, sono gli incontri con la testuggine (Caretta caretta) e gli avvistamenti di grossi cetacei, capodogli e balenottere che, specialmente nei mesi autunnali, transitavano al largo della Scola.

La giornata è giunta al termine, ci imbarchiamo alla volta dell’Elba stanchi ma ricchi di un’esperienza inusuale!

E’ possibile prenotare l’escursione tramite il nostro albergo ed avere le migliori condizioni di viaggio!


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